EB01
+100 voxel per una gigantesca installazione sostenibile
Inizia sempre tutto con un’intuizione, un embrione che cresce pian piano fino a divenire un’idea vera e propria. E così è stato anche in questa occasione. Un giorno di tanti anni fa, nella mia testa è comparsa una specie di “musica di sottofondo”, un motivo indefinito che ha accompagnato a lungo le mie giornate fino ad assumere la forma di una domanda: Cosa sta facendo l’arte per creare un futuro migliore?
Niente in modo sistematico e strutturato sfortunatamente…
È così che nasce l’installazione EB01, come risposta ad una domanda e dalla consapevolezza che da designer ho una responsabilità (e un potere) enorme: posso scegliere se progettare in maniera sostenibile o meno, se dar vita a sistemi virtuosi o no, se contribuire attraverso le mie azioni alla costruzione di un futuro per chi ancora deve venire.
Ho progettato un sistema scalabile, con un’anima duplice, un oggetto destinato ad essere diviso in tante parti quanti sono i moduli che la compongono. Questo è il primo di altri, un monumento contemporaneo alla memoria cui ho dato la forma di un virus, un virus che non solo ha cambiato le nostre vite, ma soprattutto la nostra visione del futuro e dell’impatto che l’umanità ha sul pianeta che la ospita.
Le restrizioni imposte al fine di combattere la diffusione del Coronavirus hanno infatti ridotto drasticamente il traffico sulle strade e quello aereo. Le immagini del satellite artificiale Sentinel 5, del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa) mostrano una netta riduzione della concentrazione di NO2 o biossido di Azoto.
I dati trasmessi dalle sentinelle dello spazio sembrano comunicare l’unico effetto positivo che finora si può rilevare da questa situazione.
È quindi possibile “trasformare il piombo in oro”? Cogliere un’occasione così drammatica per ripensare le nostre esistenze? Possiamo infondere nuova vita in qualcosa che sembrava destinato solo ad inquinare?
Per rendere reale questa idea ho messo insieme un team di designer (che progettano per il “sistema arte” in questo caso) e scelto la nostra materia prima: il residuo industriale. Insieme creeremo un’opera gigantesca scomposta e scomponibile, posseduta e trasformata da una nuova comunità, gli Art Gamer. Un’installazione che diventa relazione tra il fisico e il virtuale e si fa icona del nuovo millennio.
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